di Giovanni Torres La Torre
Accarezza il fiore della trama,
aspettando l’alba si intenerisce il telaio:
filo per filo nel pettine,
danza di piedi e mani e di navetta,
intreccio di spole colorate;
ma quando, al punto giusto lascia la mano
e il tac-tac si incanta,
la semplicità del silenzio scruta altro alone,
amorevole presenza di lontananza di volti
e rughe di ricami.
Ancora una volta, la luce riappare,
luminosa metafora
dell’ombra; profumo nascosto di gigli
in lode a malie di coro, fugge
dai silenzi del convento delle carmelitane.
Di quel che rimane, altra sete si adagia
su fuochi spenti, si fa pietra di focolare,
ciglio di memoria poco indulgente
come se la vita passata fosse una colpa,
e gli amori senza più voce
rimpianti da consumare: sono i momenti del desiderio,
di quando il non detto cerca ancora eredi,
reclama la presenza di parole conclusive,
una distanza che si avvicini e prenda per mano
il viandante, stelo di origano in vertigini di falco,
fanciullo del vicolo che non riesce a sognare.