di Giovanni Torres La Torre
Figure inquiete di costellazioni
si aggirano a chiedere alle amiche
cosa stia accadendo all’argento dorato che declina
nella luce prossima al rosso di fuoco.
Non c’è disegno ignoto che confonda gli occhi
al voluttuoso sorpasso che si abbandona
cercando in altro scialle
conforto di calore alla sua tiepida anima.
La luna lascerà sulla collina, dalle parti della dèa Thaina,
qualche smarrimento di fiori moribondi
in attesa che un sospiro li raccolga
ansimanti nello stelo che regge ancora
desiderio di profumi.
Seppure in ritardo, uno sciame di stelle
chiamato dai pianori, scende per consegnare
a braccia sollevate
un mormorio incognito di cristalli.
Ogni stagione della terra
ha la propria bellezza e la sua sete,
i fieni, i cardi e le rose,
il frumento da mietere, i libri da leggere
e le allegorie di ogni armonia del mondo.
Se hai nostalgia di ciò che hai perso,
senti sorridere la vita sotto il dominio delle nuvole,
sui monti ove gli alberi amano le vertigini
e al viandante che chiede
sanno indicare il sentiero dei casolari
con alberi cresciuti nei tetti spalancati.
Da quelle parti capita ancora
che l’alba, fiore dischiuso, sussurri la sua gioia:
“Guarderò l’ultima luna
e la lontananza del mare con i tuoi occhi”.
Capo d’Orlando 19 Gennaio 2019