di Giovanni Torres La Torre
Donna Luna ama la solitudine,
spesso le capita di guardarsi allo specchio
e lasciarsi incantare da misteri notturni
che svelano leggende, vagheggiano amori
di grandi alberi con le loro ombre.
Quella notte che il suo viso
apparve incompiuto nel vuoto di una bottiglia,
le gemelle cominciarono a ciarlare
con altri viventi, e chi ascoltava
allibito entrò in scena;
l’arte del riciclo prende tutto
dai cimeli della vita quotidiana,
lo scarto di un amore o di una ferita,
la fine sfortunata di una metafora,
un taglio sul petto della camicia,
un volto che ci assomiglia
in maschera di carta o un’estasi
nel piacere tremante che paralizza.
“Com’è pazza la luna
In questa notte oscura”, ¹
esclamò Lavinia, uscita dalla cornice
per accogliere le visite e offrire
un bicchiere di vino.
Più in la come in un giardino
in abito da sposa il nome di Anna:
“Cara Emozione”, sussurrò un galante,
“è una sorpresa dolce incontrarla
nella felicità del suo giorno!”,
e quella svolazzò il suo candore da sposalizio
sino al soffitto, come un dipinto.
¹ Un verso di Federico Garcìa Lorca.
Capo d’Orlando Mare, L’arte del riciclo, 14 aprile 2016
Nota
Dal registro dei visitatori traiamo questa riflessione: “Inquietante nella sua bellezza metamorfica la figura – smartphone art – dell’artista Silvia Ripol Lòpez, del ciclo “Volti, visibilità mutanti, La meccanica del pensiero”.
Fantasticando i visitatori possono vederla balzare fuori dalla cornice e sulla soglia della mostra accoglierli offrendo un bicchiere di vino, versato, magari, da altro scarto, una bottiglia con le lune di Federico Garcìa Lorca, in profili di bianco stellare, come la colomba e il volto di una fanciulla nella notte oscura.
Ma è quell’altra che dipana il filo della matassa, rianima la sua meccanica del pensiero; impastata nel profilo con scarti di officina elettronica, sorride anche con gli occhi della sua umana divinità.
Firma illeggibile, ma da qualche altra parte è possibile rintracciare un’orma, un rottame della parola.