di Giovanni Torres La Torre
Nei labirinti del mondo
altri presepi arredano la festa
con scarti di opulenza
e rovine di guerra,
scheletri di boschi come sacre colonne
nei giorni dei sacrilegi.
Nelle baraccopoli del mondo
non c’è futuro per la pace promessa,
non ha scampo la parola
che muore di sete
o recisa alla gola:
i dèmoni del cielo e della terra, discendenti di Erode,
hanno avvelenato i pozzi,
i frumenti nella tenerezza di crescere
canti e voli di uccelli, l’innocenza dei bambini,
scomposte le belle forme degli antichi alfabeti,
i ricami e i racconti delle sacre scritture,
saccheggiate le urne
dell’oro dell’incenso e della mirra,
trafugati i calici dei tamburelli di farina
e del vino fattosi sangue,
le pale degli altari, la sacralità
e la mitezza delle belle madonne.
Non ci sono lenzuoli
nei lazzaretti del mondo,
non sono l’acqua e il frumento
a portare consolazione,
non è la luce che accarezza
il grembo di Nazareth
nel dono divino concesso alla vita:
è l’arma del branco
e dei negrieri che flagella la carne materna
e l’appende ai chiodi
come trofeo.
Non c’è pace nei presepi del mondo,
la promessa si è smarrita
e non giunge agli uomini di buona volontà;
si parla d’altro
nell’inganno che una bieca menzogna
seminata nel vento
diventi merce appetibile
e possa rendere tranquilli,
persi gli occhi e la ragione
nei giorni tremendi
quando anche l’offerta di un bicchiere d’acqua
costa grande fatica,
seppure resista alla barbarie
favola divina che continua ad annunciare
antiche parole.
Capo d’Orlando, 20 Dicembre 2019