(Nel cielo solenne del monastero di Fragalà, parte seconda)
di Giovanni Torres La Torre
a Nicola Piovani
VII
Non svelare tutto, lascia indovinare
dove conduce il suono,
quale passo nel canto corale cambierà luce
quando premuroso tremore d’ala
inviterà il brusio a sospendersi
nel silenzio che abbassa le palpebre
a firmamenti di lampadari, sicchè
un mondo che sembrava scomparso
inizia a tessere tela sconosciuta di grazia,
farfalla in cerca di altra bellezza
spensierata se ne va giocando
nel biancore di oleandri che guardano
lontananze di mare.
VIII
Nel paesaggio non più indenne
al terrore dei piromani,
dementi che giocano col fuoco
e cani che abbaiano alla luna,
resistono le innocenze, il mirto
sacro a Venere e il doppio flauto
della dea Euterpe che giunge
dalla lontana valle del Fitalia
a cantare nel giorno che Stramone
la ammaliò col suono della sua acqua
ingravidandola nelle frescure del canneto.
Da allora, in pozza a conforto della sete,
a luna nuova che si specchia
un doppio si confonde in immagine di cielo
che in varie forme declina un durare della vita
nei profili cangianti delle nuvole,
e il flauto della dea a fiato pieno.
IX
Non ha confini la notte delle stelle,
una foglia, cadendo sospende le dita
dall’eternità del pianoforte,
è quella palpebra che somiglia alla sua fine,
lasciata la chioma del grande albero,
giunta l’ora di cambiare casa
si abbandona con levità d’ali.
X
Farfalla danzante che te ne vai,
tu che sai dove conduce il suono
lascia alla solitudine seduta sulla porta
la grazia delle tue ali,
di quando valicano il profilo della collina.
Capo d’Orlando, Luglio 2017