Canto per la strage di Via D’Amelio

di Giovanni Torres La Torre

In memoria di Paolo Borsellino, Agostino
Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo
Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio
Troina, vittime del terrorismo mafioso,
nel 25° anniversario della strage,
19 luglio 1992-19 luglio 2017

Appena una pausa, da Capaci a Via d’Amelio
un sussulto di volo di farfalla superstite al rogo
trasecola al limite della collina,
un altro terremoto, il tempo di guardarsi negli occhi
chiedere i nomi degli ultimi morti,
contarli e abbracciare i vivi
nell’inganno di un conforto.
Ma non si ode l’ultimo passo spezzato
a mezz’aria tra cielo e terra;
a sapere ascoltare,
voce oracolare si udì con tono smarrito:
“Verrà un giorno altra parola
a riannodare meglio la creta del nido,
la Sicilia è quel romanzo da scrivere,
camposanto che si agita con voci di vivi,
luna che farà chiarìa,
voce della ragione che chiama memorie”.

II
Rullavano da tempo tamburi di morte
per Paolo Borsellino
e anche il sorriso che sfiniva
non ebbe tempo per dire
il nome del frutto morso per l’ultima volta;
presto il calice della sete dei giorni
si sarebbe infranto, lasciando in solitudine
il gesto delle mani, l’ultimo fiore alla madre
stanco e rotto nel collo.
All’ora della morte
il segnale più potente doveva essere
il canto della poesia, la parola forte
più di una pietra nella fionda,
arma che spacca il silenzio,
filo d’erba che rompe il cemento.

III
Di altra passione furono invece fremiti
nell’accostarsi all’atto supremo,
ansia di occhi e fisionomia di madre,
apparizione a chi vide bellezza siciliana
di antica madonna, non più giovane nel volto,
abbracciare lo sconforto
come altre nelle strade del mondo,
in un qualche vicolo o piazza dell’orrore
o mesto viaggio che accompagna le bare,
inizio di altro giorno, quando su filo di asciugare
si alzeranno braccia
a stendere brandelli di sudario,
di ala di colomba maciullata sull’asfalto.

Capo d’Orlando, 2 Giugno 2017

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