di Rosario Andrea Cristelli

Silvia Ripoll López nasce a Barcellona di Spagna il 22 marzo 1961. Si laurea in storia antica e archeologia presso l’università di Madrid. Studiosa e pubblicista, ha svolto con entusiasmo e dedizione la professione di archeologa in diverse nazioni. Ha vissuto e lavorato nella città di Padova condividendo la sua vita privata con il marito, un medico siciliano che verrà prematuramente a mancare nel 2011. Nel 2013 decide di trasferirsi con le sue due figlie a Capo D’Orlando, alla ricerca di luce, mare ma soprattutto delle radici familiari, scoprendo anche la passione per il territorio dei monti Nebrodi, la catena montuosa della Sicilia settentrionale (provincia di Messina) che, assieme alle Madonie ad ovest e ai Peloritani ad est, costituiscono parte dell’Appennino Siculo.

“Diario pubblico” di Giovanni Torres La Torre

[…] altre volte, in schegge di bianco e nero,
è quel loro segnale poetico che rimane,
quasi attesa che torni la sera,
nostalgia lenta a lumino di ritratto,
che non si consuma, che non vuol liberarsi
del dono della solitudine, grazia
ricevuta con offerta giallina
di fiore che resta in ascolto di fiume
perenne musica che scende
in visita al mare,
in cerca di “altro, altrove, ancora”.

“Diario Pubblico” di Giovanni Torres La Torre

Da questa parte di mondo sono passate anche Antonietta Raphael Mafai e Muriel Olesen, compagna di Gèrald Minkoff che la ritrasse nelle pose del dorso nudo, esponendo dopo le sei opere, nel 1980, al Muséecantonaldesbeaux-arts, Lusanne.
Rintraccio il catalogo nell’archivio che da tempo mi propongo di mettere in ordine. Annuncio da anni l’allestimento di una mostra dell’abbondante documentazione raccolta per via dell’assidua corrispondenza, cessata quando Muriel mi annunciò che mio fratello gemello era “partito per un lungo viaggio”.

con Silvia Ripoll López e Giovanni Torres La Torre

Ospite d’onore la dea Proserpina
“Diario pubblico”, di Giovanni Torres La Torre

Consultati per l’intera nottata alcuni riepiloghi di poeti e scrittori latini, non ho trovato traccia di quanto in questi luoghi dei Nèbrodi si tramanda –, da antenato ad antenato e per ere geologiche della parola –, del volto di una donna, del suo gesto di divinità nel seminare l’origano, catalogato come Origanum vulgare, della famiglia Labiàte, aromatica florescenza di terre aride, da luglio a settembre in profumo di miele, vicina di casa della maggiorana.

Smaliziate voci e per rendere omaggio ai miti dei luoghi, raccontano di gesti e passi di donna aggirarsi per i boschi nella mevenza di spargere invisibili sementi giunti dalla Grecia. Anche a noi è capitato di vedere e sentire vagolare un’ombra, somigliante a un volto che la mitologia tramanda: la dea Proserpina, ospite della festa del libro “Desiderio di chimera si sublima”, editore Aracne.
Nella notte dell’incanto celeste, era là, nella piazzetta della musica e della poesia, in S. Salvatore di Fitalia, nidi di case, calde seppure in fioca luce, finestre spente in altre.

“Diario pubblico”, di Giovanni Torres La Torre

Non si rintraccia nel panorama della produzione artistica tramite fotografia, una così chiara impronta come nella personalissima modalità che propone Silvia Ripoll Lòpez nella prima esposizione di sue opere.
In altre occasioni abbiamo definito i suoi ritratti “visibilità mutanti con seconda pelle”, oppure, citando Rainer Maria Rilke, ricordato quanto ebbe a scrivere ne I quaderni di Malte Laurids Brigge: “C’è un’infinità di uomini, ma i volti sono ancor più numerosi poiché ciascuno ne ha più d’uno”.

Dal 14 al 28 Luglio, nella pinacoteca comunale di Capo d’Orlando – Spazio LOC, saranno in esposizione quaranta disegni preparatori per la realizzazione di opere di Giovanni Torres La Torre, sul tema “Il paesaggio e la bellezza; arte per arredo urbano e paesaggistico”.

In un territorio nel quale i cammini delle grandi civiltà hanno lasciato tracce rilevanti – un immenso patrimonio, in itinerari che si snodano dal teatro greco di Tindari sino agli estremi lembi dei Monti Nebrodi, Tusa -, può anche sembrare ambizioso un progetto di abbellimento con opere d’arte moderna, in acciaio e marmo: non è invece così se si considera, anzitutto, che ogni epoca propone una propria “espressione”, segno di creatività nei termini dell’ evoluzione delle arti visive.