“Dimmi le tue cose
con le parole che hai”.
Alla luna rispose
mitica voce di colori:
“Voglio mutare
Il volto di mia natura ,
ma da sola non posso
da una ad altra fase
come vorrei fosse
nel sentire carezza
dolce di tua luce
a musica di fiume “.

Laboratorio dei linguaggi Torres – Ripoll
Centrocopie, esposizione a cura di Valentina Ingrassia

Pare ci sia
Una qualità di sapere di ambivalenze
Nella ideazione estetica di natura
Ritrovo in stupori di scavi dell’anima
Archeologia desueta del vivere umano.

Sono complementari
Il pieno e il vuoto
Una corporeità plastica
Una divina prospettiva di pittura rinascimentale,
Bellezza di Resurrezione.

Laboratorio dei linguaggi Torres-Ripoll
Centrocopie, esposizione permanente

Nessuna cultura, quindi nessuna vita
è al riparo da cambiamenti.
succedono segretamente,
lasciano però orme
ove sono passati la vita e la morte,
soglie consunte di casolari
e alberi di quel tempo
e confini e limiti di una esistenza.

Laboratorio dei linguaggi Torres – Ripoll
Centrocopie, mostra permanente

Fu generoso Poseidone
a dissetare il Tirreno
con le acque dell’antico Ghida
sempre in vita tra stupori di rosmarini.

Ancora eterna, passando da quelle parti
di cantorie rupestri,
luce di luna affida in dote alla terra
amorevoli carezze di misteriose figurazioni.

Laboratorio dei linguaggi
Centrocopie, esposizione opere Torres – Ripoll

Un varco si affaccia
a metafora d’ombra
su ristagno a riva
già riposa attesa
di fine vita
di filamenti di Aracne
al confine trema nell’inchino
della pena
dell’eterno “non finito “.

Laboratorio dei linguaggi Torres

Plottaggio Centrocopie di Valentina Ingrassia
Esposizione Torres-Ripoll

Ogni giorno porta un destino,
Scruta uno specchio nel suo fondo
E l’anima si conforta
Ascoltando un controcanto,
Un inganno, forse,
Ma aiuta a cercare.

Laboratorio dei linguaggiTorres
Plottaggio Centrocopie
Esposizione Torres-Ripoll

“DIARIO PUBBLICO”
di Giovanni Torres La Torre

A quel luogo della notte
luna solitaria del Monastero di Fragalà
tra veli d’inverno
negò il tempo della luce
e la parola ammutolì
immersa in altro silenzio
freddo di erbe umide.

Ad altro luogo di ombre innocenti
e per altri destini
dirada quel fumo di nuvole
che si rifugia
nel vuoto di fuochi
che hanno donato al vento
un riparo di lenzuoli
anneriti dal carbone.

La parola si fece silenzio
svanendo su umori di muschio
di pietre notturne
alla fontana della notte,
alla finestra che non suona l’armonica a bocca
né offre il fiore dell’amore che si può
vagando con gli occhi i nascondigli delle stelle
per trovare qualche nome da spendere
al mercatino dell’usato
il giorno che nasce la primavera
sorridente a rallegrare le foglie.

Ci sarà altro tempo
a cercare tenerezze
dei tempi sempre inconclusi
di racconti di giovinezza
per stupori di baci sul dorso della mano
di cavalieri galanti
le cui leggende di mulini a vento
il tempo rimpiange
varcando sogni di erbe profumate
luoghi senza tempo di eroi e santi
fontane e boschi di incanti
pergole di glicine e baci di Venere
fili teneri di paglia al Piano delle Luminarie
nelle terre di Ducezio, ruberie di Verre, di frumenti
di giardini di gelsomini
che muoiono di notte,
altri luoghi senza tempo
nei loro vestitini bianchi.

Primavera 2020