Silvia Ripoll e Giovanni Torres La Torre alla Casa delle Culture
Due artisti in tandem alla Casa delle Culture.
Testo tratto da acmed.it
Domenica 8 Dicembre 2019 alle 17:00 si inaugurerà la mostra bi-personale di Silvia Ripoll e Giovanni Torres La Torre.
Fotocamera, matite e pennelli si sposano con il computer per creare opere d’arte che emozionano e lanciano messaggi di fratellanza e sorellanza, per cancellare i confini che albergano nelle menti.
La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 31 Dicembre 2019.
Casa delle Culture, via Vittorio Emanuele II, 3/5, 98070 Acquedolci (ME)
Qui di seguito due testi appositamente scritti per presentare il concept della mostra:
Arte del dire e del fare
“Diario pubblico”
di Giovanni Torres La Torre
Se ne vanno i cantori a fantasticare
lasciando in dote
parole alla marina.
Il viaggio affida finzioni a riva
di suoni che da lontananze
segnalano un tempo ritrovato.
Poseidone concede
facoltà di giudizio in sospensione,
canto nuovo di sirene
onda dopo onda a vita di emozione.
L’arte del dire e del fare
sale al dominio di coscienza razionale
con leggi e proprietà
di fenomeni di natura della società e del pensiero.
Nel caso del lavoro congiunto che viene presentato
c’è un prima di ricerca pittorica
che nell’apparire del dopo
pare sia stato informato
dell’accadimento della metamorfosi,
perché la condivisione che accade
del risultato tecnico,
è una forma logica dell’arte stessa,
nella sua manualità di sensibilità di emozioni.
Siamo quindi al passaggio dalla materia alla forma,
alla proposizione di un estetica del materiale
come fare artistico.
Poseidone può testimoniare
che con giochi di mani e cercando cose,
da un insieme è possibile comporre un’altra forma,
non conosciuta ma desiderata.
Non può essere la tecnica ad alterare lo schema del pensiero dell’artista.
Bisogna che nel lavoro creativo prevalga
una permissività i cui limiti non devono essere conosciuti.
Il “giudizio sospeso” deve avere capacità e costanza
di non consentire il dettato prepotente della tecnologia
nell’atto creativo dell’opera.
Saremo sottoposti
ad una sorta di lavaggio del cervello
da parte di una complessità di meccanismi della comunicazione:
l’arte non avrebbe una sua libertà di forza
perché guidata da una torre di controllo.
L’artista non deve essere idolo da vetrina,
ma diavolo rivoluzionario della libertà di esprimersi,
nei termini in cui è possibile, cioè,
far funzionare i sistemi nervosi adeguati
delle nostre attività percettive.
Se queste funzioni sono espropriate
dalla manipolazione meramente tecnica
della produzione dei consumi,
la stessa percezione di perdita
è impossibile percepirla.
Arrendersi a ciò che genericamente
una produzione di manufatti vuole che si dica di essa,
è già una resa.
“La tecnica adottata fa appello ai sensi e alla tecnologia.
E’ il pittore, lo scultore che coglie le forme e i colori
Da ciò che lo circonda e dona vita alla composizione
Che richiama armonia e bellezza nell’amalgama di molteplici elementi.
E’ l’artista l’esperta d’immagini, che si serve della
Tecnologia per trasformare la composizione, nuovamente
Spezzettarle e amalgamarla. Nuovamente, le dona colore e forma.
L’insieme delle competenze, si serve della tecnologia,
la piega al proprio occhio. Applicando e trasferendo le emozioni nello “scatto perfetto”.
La materia è recuperata. L’artista la coglie
nel momento prima della sua trasformazione.
Un’ora dopo, non sarà più la stessa. Si sarà trasformata,
avrà preso un’altra forma, assunto un altro colore,
emanato un altro profumo.
I sensi dell’artista sono sollecitati
nel momento prima che ciò avvenga.
E ne ritrae l’ultima dignità, fissando il “recupero d’artista” in “immagine”.
(Nicla La Torre)
Capo d’Orlando, 30 Novembre 2019