Proserpina nel primo giorno di primavera

di Giovanni Torres La Torre

 

Sognatori di mondi
implorano la fiamma che oscilla
a solitudine di volti,
perché vegli ancora, con dovere di memoria
quando all’ombra sua non più sola
lampa consunta si velera’
con lenzuolo d’ombra.
Era stata bellezza di fiore
quella volta che apparve
Persefone mutante nel nome
quando squarciò le tenebre
e si fece luce a silenzio di gemme,
luminazione di colori
che dettò i nomi dei fiori.
Non è dato sapere quale stupore
colse i ritratti sbiaditi nel sonno.

Da istante a istante,
illanguidite nei lunghi giorni,
le somiglianze mutanti
vivono nell’ascolto del fiume che gorgoglia
la quiete della storia
con lungaggini di suono d’organo.

Lontani da quella cappella, in altra terra
i tamburi aprono i giorni con cortei di madri
con mani nei capelli e i seni
imbiancati da polvere di quotidiane macerie.
Austera di bellezza,
Proserpina, nel giorno che prende in braccio
la primavera, chiede a fiore di siepe
per quale amore la luna che viene
dovrà ancora tentare l’abbandono
della quiete in ombra, complicita’
di parole mai confidate
nel tempo del sole di Le Corbusier
quando “sorge, tramonta e risorge
e ritma la vita degli uomini”.

 

Capo d’Orlando, 21 Marzo 2018

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