Parte prima – “Diario pubblico”
di Giovanni Torres La Torre
Vi amo, tremore di foglia,
emozione di palpebra
il vostro nome è Bellezza.
Quando si spengono i lampadari nel teatro dei giorni
l’altra luce che appare da dietro le tende
è ancora Bellezza.
Vi amo, bellezza che recita la finzione
rifugio dell’anima, della sete che rimane,
sangue che macchia gli inferni del mondo.
Vi amo, Bellezza del seme, fatica di zolla e dolore di frumento
oro che adorna splendore di grano saraceno
ladrocinio di Verre nelle terre dell’Impero.
Vi amo, Bellezza della mano
che conduce il cerchio, infanzia spensierata
che perde l’innocenza al primo tiro di fionda.
Vi amo, filo spezzato al volo di aquilone,
Bellezza del rimpianto sul muro breve
dei quaderni del primo giorno di scuola.
Vi amo, Bellezza gentile del fazzoletto
al petto dei padri,
garofano rosso del primo maggio.
Vi amo, Bellezza di tazza di miele,
treccina inzuppata nel caffè,
sorso distratto dal silenzio.
Vi amo, promessa del quarto di luna
Bellezza che si allontana,
nostalgia di gelsomini di prime parole.
Ti amo, Bellezza di metafora
quando lieve ondeggi il tuo vento
da valle a valle tra gli olmi.
Ti amo, Bellezza di volto sconosciuto,
paesaggio umano di altri continenti
nostre figure all’angolo delle strade.
Vi amo, Bellezza vaga di ombre e luci
abbandonata ai pomeriggi
lievi e solitari di un rumore.
Vi amo, Bellezza delle mani al ricamo delle madri,
antichi suoni di legni ai telai
armonie dei cannicci ai soffitti.
Amo anche voi, Bellezze dello smarrimento
delle dita quando cercano la penna
per la parola persa nella notte del calamaio.
Ti amo, Bellezza del bacio sospeso
o di quando si eccita suadente
con sospiro dell’anima.
Vi amo, Bellezza della carezza,
Proserpina regina dei fiori
vampa nel fieno che punge la spalla.
Vi amo, Bellezza dell’estasi di madonna,
di divinità mitologica
in amore con il cigno.
Vi amo, Bellezza dell’anima e del suo fiato,
fanciulla rapita dal mare,
labirinto di naufraghi senza fili di Arianna.
Ti amo, Bellezza del prodigio della parola
mitologia dell’antico mondo
che amoreggia con la storia dei nostri giorni.
Ti amo, giardino nascosto
oltre il muro con cocci di bottiglia,
Bellezza aulentissima in nuda carne.
Vi amo, Bellezza dell’immaginazione,
Rosa bianca e Rosa canina
che segnano i sentieri tenendosi per mano.
Ti amo, Bellezza dell’antico pane
quando scopre il seno alla rosa del forno
nell’ora giusta dell’amoroso chiarore.
Ti amo, Bellezza della terra,
dei fiumi senza fango e degli alberi senza roghi,
delle risonanze emotive con le loro anime.
Ti amo, ombra di specchio in figura di Bellezza
che si sublima
al bacio della lingua.
Ti amo, Bellezza solitaria e pellegrina
nell’amore che visse e che non visse,
eterno istante di vita che continua.
Vi amo, Bellezza delicata di uncinetto,
violetto di origano
miele di gelsomini negli occhi in morte notturna.
Ti amo, astronomia in Bellezza di nomi
che scendono sulla terra
a pascolare nei misteri dell’anima.
Ti amo, Bellezza di malazie,
camicetta di seta aperta sul collo,
figura di tango argentino con spacco di gonna.
Vi amo, Bellezza del Giglio del Sole
Ginepro di Montagna, Fragola della Memoria
di boschetto di antenati.
Vi amo, Bellezza della Parola che si incontra per strada,
romanzo vissute, intreccio di fili di paglia,
compagnia di teatro viaggiante che ti invita a fare la tua parte.
Capo d’Orlando Mare, inverno 2018
da “Bellezza mutante”, Plumelia, 2019,
pref. A. Gerbino, copertina S. Ripoll
GIORNATA MONDIALE DELLA BELLEZZA
TREMORE DI FOGLIA