Di Giovanni Torres La Torre
Questo amore che torna
con passi sicuri
tra vigne
ove forse autunno ci porterà
con colori di tenerezza,
questo giorno, madre
non voglio finire di vivere con te,
perchè andandomene
tu avrai capito
che potrò perdere la testa.
Ma quando dovrò partire,
come dirti che ho un’altra madre
quella del ragazzo ammazzato come un coniglio,
come dirti che potevo essere io a non tornare
dal sentiero della speranza
e non farti capire
che il mio abbraccio
era per l’ultima volta?
Formica mia,
come nei giorni di freddo
ci raccoglievi
attorno alla rosa che calava
sul pane che in estate avevi preso
spiga a spiga
su quel palmo di terra e ferite
ove noi eravamo leggenda.
Come crescemmo in fretta
per scappare da casa,
in cerca di frutti,
e come fummo assassini
appena capaci di tirare la fionda.
Ma quei fiori
accesi di garofani
che mi mettevi sul tavolo
io l’ho portati al ritratto di Trang.
Trang, che sonno lungo
che ti fai
e quanti sacrifici nostra madre
per comprarci i quaderni:
come mi cercherà nella risaia
nella notte che non tornerò,
e come potrò scordare
l’ultima volta che mi baciò la testa
e io le misi l’orecchio sul cuore
come bambino
sui pali del telegrafo?
(Giugno ’66)