Corpo di pietra,
memoriale che resiste per essere visto,
contaminazioni di memorie
paralizzate in incubo di ultima sera.
Che festa d’amore fosse che non resta attesa
la faranno a pezzi
per goderne l’agonia,
sacrale squartamento di avvincenti miti.
Molteplicità di orbite
cave ad aspettare esuli di orizzonti
e palpebre di ombre ai sentieri,
con i loro incubi si accostano al sacrificio.
Ma c’è sempre un altrove di glicine di Plinio
a sbocciare sembianze di sogni vagabondi,
polline maturo al bacio delle ninfe
di ambigui intrecci di utopie.
Capo d’Orlando, Messina