Tremore di foglia, visita alla bellezza di una farfalla

Parte terza – “Diario pubblico
di Giovanni Torres La Torre

Veniamo all’altare della tua danza,
oh lieve ala di farfalla!
sintesi perfetta nell’amore più breve
che lascia il fiore nel rimpianto,
quando travalica la collina
portandosi via profumi giallini
di margherite.
Anche noi vorremmo partire
per quella fuga musicale
che possiede altro tempo,
pausa solenne richiesta dalla tastiera,
ritmo ora allegro, ora imitazione di altri ingressi,
altra maniera che apre spiragli trasparenti
quando trovano comunione
nei colori più belli delle vetrate,
indora altra luce e la bacia
nel sogno di quell’incanto; è forse
la rosa Floribunda, dai petali che sanno morire
quando si imbiancano leggermente,
si purificano le mani quando la bocca
si riempie di saliva di baci
e anche i tamburi battono serenità di passione
nel ritmo della danza di quell’altare,
nelle ali che conquistano i merli del castello.

Nell’assalto al maniero e in soccorso
alla nostra farfalla, Luis De Gòngora
soccorre con un suo fantasma
dall’ambizione temeraria,
ma sfortunata: “Giace gloriosa dove dolcemente
fossa le preparò minuscola ape,
somma felicità a errore sommo”.

Non cerca alcuna ragione
la farfalla che recita la sua Bellezza
di vita-morte, consonanza sicura
del filo attorcigliato che fa gomitolo,
che non desiste dal vivere
se non per morire nell’estasi
di uno splendore;
minuetto nobile e mondano
mite e superbo si sospende
nel bacio al sorriso dell’acqua,
ma quello ha deciso di andarsene,
— è la sua vita Bellezza! –,

svolta l’angolo della pietra, interra
i suoi occhi e si finge con ali,
altra Bellezza di nuvola
nel disordine nel sogno.

Nella tua Bellezza di mondo, oh farfalla!,
c’è un rimpianto che lascia
ad occhi chiusi e sereni.

Nella tua Bellezza che cambia, c’è la speranza
che avvolgendo tanti fili
i colori diversi possano ricamare l’arcobaleno.

Nella tua Bellezza di confusione
di cielo e alberi, insensatezza di chitarre di grilli
vive la ferita che partorisce un fiore.

Nella tua Bellezza c’è uno specchio che
[non cerca ornamento
che trema i rami della sua figura
che vuole stare dentro o uscire se qualcuno lo guarda.

Capo d’Orlando, Novembre – Dicembre 2018

da “Bellezza mutante”, Plumelia, 2019
premessa di Aldo Gerbino,
opera di copertina di Silvia Ripoll,

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