SORRISO DI UN VOLTO NOTTURNO
di Giovanni Torres La Torre
Per quali misteriose gallerie
da inquiete lontananze
giunge la voce di Dino Campana
in luogo così appartato
e al quale non è stato possibile
dare un nome?
Poeta di dolcissimo stupore
chiama la sua Chimera
sorriso di un volto notturno*
ma la luna nasconde il suo languore
con velo argentato
e di pallore.
Non resta che confidare
e per notti insonni
nel fiato divino
che l’avorio induce
fremito di foglie e di luce.
2004
* Verso di Dino Campana, Canti Orfici, La Chimera.
QUALE VOCE
Quale voce poteva rispondere
al brusio del bosco
se nessuna era estranea
alle Mélodies di Olivier Messiaen
e ove capitando, smarritasi
anche Laura delle Ninfe
gorgheggiava la sua parte
a chiome alte nel cielo
e poi lentamente svaniva?
Cantilene giungevano
dall’antica filanda
e da acque nascoste nei canneti,
armenti e uccelli si cercavano
da valle a valle
e la vita dei nidi
nascosta tra cuscini di more
si univa al coro.
Pittori di abbellimenti
e di meraviglie
cantori di versi di voce suadente
apparivano e sparivano
lasciando le loro teste immaginarie
alle fontane di macerie
di antichi possedimenti,
mascheroni di vaghezze e maestrie
come presi di incantesimo
dalla dea Lete
dispensatrice delle acque dell’oblio,
anch’esse della beate corte
del bosco incantato
vagano senza timore
nella foresta dei zampilli.*
Gradazioni di colori di fiori
nei soffi divini
e di frutti caduti in età matura
o ancora sospesi nel sogno della vita,
lo stesso gracidare appartato nella frescura,
nei lunghi pomeriggi, a turno
andavano a far visita in vestitini da festa
con mazzetti di viole e altre corone
alla sospirante bellezza
in attitudine contemplativa
intenta alla tastiera dell’antico pianoforte
a consolare una melodia che illanguidiva
al ciborio estasiato dello spartito
ma che riprendeva pensiero musicale
nel volto madreperlato di Laura
eccitata da quelle apparizioni
di complicità ed eleganza.
II
Ali di luce smeraldina,
la ninfa si fingeva a lambire
l’infinita dimora di una stella
ignota al pudore del nome,
un segreto che rimane ancora
a custodirne l’eterno splendore.
2004
*André Breton, Chiaro di terra.