Iraq, nell’ultimo singulto d’arsura

IRAQ , NELL’ULTIMO SINGULTO D’ARSURA

di Giovanni Torres La Torre

I

Che colore hanno ora i tuoi occhi
e che contrazione di cuore
nell’attimo dell’ultimo singulto d’arsura?
Chi potrà consolare la madre
azzurra stella della piet
macchiata di sangue
e in velo di cenere
e quali stendardi di religione
apriranno la processione?
Quale pietà del mondo
potrà dire addio alla bambina
senza un tremito di colpa?

II

Altre storie di massacri
ci saranno
e la vita che verr
sarà sempre il loro triste racconto.
Da sconfitta a sconfitta
la poesia accompagna i morenti
con le sue preghiere ,
con parole chiare
testimonianza e letteratura si confondono
nel brusio dei giorni
nelle tragedie e negli sposalizi
nelle favole e nella musica
che a volte faticano
nel respiro dell’antica umanit
che i libri sacri testimoniano
nell’ultimo rantolo
dell’uomo innocente sulla croce.

III

Il poeta
testimone dell’orrore
registra gli aspetti luttuosi e collettivi
della guerra,
la morte legge il libro dell’uomo
una sola volta
nell’istante che lo trafigge
nella luce quando si fa velo
e nasconde i colori della vita
nell’attimo sospeso dell’addio
quando tutti passano
sotto l’ombra già triste del noce
che presagisce la sua fine
di albero tagliato e venduto.

IV

– Devi avere maggiore capacit
di organizzare in un sistema di pensiero
e in una concezione intellettuale unica
gli elementi dispersi della realtà,
più armonia inerente a tutte le parti del canto -,
così raccomanda il poeta
figura timida nello specchio
confusa nella moltitudine dei riflessi
con altre ombre di dannati
tra le bandiere nere
della follia della guerra.
Chi vuole suonare bene la sua cetra
deve conoscere il respiro delle corde
pizzicandole con dita d’alfabeto e di note
adeguate alla nobiltà del canto,
il dolore del mondo non basta
e a volte la confonde.

V

Il poeta strombetta in quell’inferno
ove l’anima della poesia
può smarrirsi, oh araba fenice,
inafferrabile chimera
nel fondo del pozzo
ove anche l’insonne luna
non riesce più a sognare
colpevole della sua innocenza!

VI

Fu accusato di eresia il poeta cieco
Bashār Ibn Burd
nato a Bassora, in Iraq ,
giustiziato all’età di settanta anni
le sue spoglie furono gettate
nelle acque fuggenti del Tigri.
Le rime sbocciavano dalla sua bocca
insieme a luce di fiamma
e di lanterne.
Scorrono da millenni le parole della sua poesia
e le amare lacrime, confondendosi ancora
nelle acque fuggenti del Tigri.

Capo d’Orlando, 10 – 12 agosto 2014

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