Ultimo sonno a Kobane

di Giovanni Torres La Torre

La vasta tematica dei “diritti umani” è sempre stata presente in tutte le opere di Torres La Torre, sin da una delle prime, il romanzo “Bandiere di fili di paglia, di cui il filosofo francese Enry Birault, docente alla Sorbona, scrisse “[…] opera che affonda le sue radici nella inquietudine umane” (v. sito dell’A.).
Si annovera, tra le altre, il murale di S. Piero Patti, paese natale dell’artista, dedicato lo scorso anno a Rehanè Kurdi.

In memoria di Rehanè, madre
di Alan e Ghalib Kurdi, sposa
perduta di Abdullah.
(Giornata del Rifugiato, 2017).

 

Quando la vita avrà smesso
di ricordare la terra del vostro ultimo sonno
e anche il suono di voce
si sarà perso per sempre,
una parola, rimasta da qualche parte
tornerà a farsi sentire, memoria di una tragedia
in scena sulla spiaggia di Bodrum,
fine del viaggio dell’aquilone
quando avverte, nel sussulto del volo,
il filo che allenta segnando il punto
ove incrocia la morte,
persa la rosa dei venti.

Il gelsomino si è arrampicato sul tetto
per scrutare l’orizzonte,
mano alla visiera cerca con tremore
disperazione di vela.
“Un giorno tornerò a trovarti”, manda a dire
col vento, al cumulo di terra di quel sonno,
allo scialle che ha preso in custodia i morti
stringendoli tra le braccia
e raccontando loro una favola.

Le sorgenti attendono la sete,
sulle rotte dei profughi cadono comete.

Capo d’Orlando, Giugno 2017

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