di Giovanni Torres La Torre
Sopra i monti innamorati negli occhi dei frutti
che guardano il mare
il fuoco ha segnato nuovi confini
e come lupi le fiamme stringono
il sonno del paese con schiamazzi festanti;
a scrivere l’infame racconto è una bestia
chiamata uomo, altri saggi che conoscono i perché
analizzano i problemi e si assolvono
continuando a svagarsi
nella baldoria di una sagra paesana,
deprecando il disastro con innocenti processioni
di belle pellegrine
mentre la legge uguale per tutti fa quello che può
per scongiurare i disastri che torneranno
sicchè il racconto continuerà:
“Non so perché l’ho fatto, mi piace la parola
e faccio cinema per gli amici”;
il folle ne conosce poche
il mafioso sa invece di cosa parla e all’inferno
sulla terra si affidano alla struttura del loro pensiero:
il mio cinema, la sceneggiatura
i pascoli rubati o storie di roghi lontani,
villaggi di altre religioni,
sterminio di minoranze di ghetti e di deserti;
è ancora il loro tempo nel disordine forsennato
e suicida del mondo i cui monti si impietrano
e la carne degli uccelli presi nel volo
piove la sua cenere sulle parole rimaste,
su tombe con fiori di carta e mondezzai che toccano il cielo.
Capo d’Orlando, Luglio 2017