Le tirannidi hanno sempre avuto paura della libertà della parola, la sua repressione è connaturata ai regimi totalitari.
Capita anche in paesi democratici, nei quali la parola viene usata per falsificare la realtà e contro la libertà.
Il diritto naturale a tale libertà non trova spesso la solidarietà dei liberi nei confronti degli incatenati; bisogna chiedersi il perché e darsi risposte.
Il poeta affronta la realtà della Turchia ove centinaia e centinaia di giornalisti, scrittori, giudici, insegnanti, avvocati, vengono incarcerati privandoli della libertà di parola, considerata reato.
Alle sbarre della Turchia non arriva goccia di ristoro
di Giovanni Torres La Torre
Non si librano nel cielo
leggere le pure stelle della primavera
cantava il poeta il suo sogno
ma c’è una magia che ha la forza
di oltrepassare i muri
è la parola che canta la liberta’
compagna del vento
che nessun tiranno potrà mai fermare
né fuoco brucerà l’inchiostro
che le parole ricamano
sui quaderni del carcere
sui muri delle strade
nell’urlo che si dispera
dalle ringhiere delle scale
quando nei pianerottoli
i gendarmi del tiranno sfondano le porte
e rapiscone l’uomo ancora in pigiama.
II
Il giorno dopo
l’aria che si respira per le strade
ha lo smarrimento delle farfalle
prese dal fuoco
il timore affrettato del passante
i cenni essenziali di saluti
che ancora conservano la tenerezza
di un augurio.
III
Giunge da quelle parti
in Europa
la voce che ha oltrepassato i muri
ma si dispera per la sordità che l’accoglie
sicché alle sbarre della Turchia
non arriva goccia di ristoro
non volano a portare speranza gli aquiloni
e la baldoria della nostra civiltà occidentale
non ha tempo da dedicare
alle vittime della tirannide.
IV
Buon giorno penne incarcerate
buon giorno roncole che mietono il fieno
buon giorno montagne e fiumi della Turchia
buon giorno bambini
le vostre parole hanno oltrepassato i muri.
Capo d’Orlando, Settembre 2017