Cercano una fisionomia
che si modelli in bellezza
come certe parole
che si affascinano nelle forme
della acorporale identità.


Si sgretoleranno in altro rifacimento
Come vogliamo sia,differenze di corpo di cattedrali
in sostituzione di altro modello
anch’esso senza eredi, libero di esistere
o non esistere, per dettaglio di desiderio
di nuvole che si ritrovano lasciandoci andare.

Capo d’Orlando (Messina, Sicilia), 30.1.2021

25 Gennaio 2017

Hanno rubato la speranza,
Le bandiere e le parole
E i canti di molte lingue;
Hanno tradito la memoria delle vittime
Della loro stessa storia:
È il bottino dei regimi
Che hanno usurpato il futuro
Delle Primavere Arabe…

Non possiedo altra ricchezza
Di ragione ed emozione e dell’anima
Oltre questo canto.

Ph. Andrea Ronchini/NurPhoto, 2018

È ancora tempo di massacri
di nuvole di carne
in città e mari e ghetti di fili spinati.
Non si sono ravveduti
figli di figli degli ingegni della morte
dei forni crematoi.
Gente comune di condominii di coltelli
briganti di ogni risma e chiesa
impazzano nelle Palestine del mondo

Veglia l’ombra ancora dolente dei martiri
e anche tu, oh Luna premurosa!
Su cumuli di quotidiane macerie
porgi la tua luce di ragione e anima
sugli inganni della smemoratezza
di spettri che aleggiano
su montagne di ceneri sacre.

Giornata della Memoria, 2021

A madre natura


Transiti di frammenti di numeri e alfabeti
Del tempo che si ricompone
E delicate planimetrie di scavi
Conducono per tenerezze di carezze
Al non dove dell’ultima sera.

Quel che ritrovi tra macerie
Di manufatti dell’antica anima
Sono impronte dimenticate
In malinconica sepoltura
Di un qualche ultimo desiderio.

Placide forme di calchi
O disperate nel sonno della pena
Di estremi transiti
Rivivono in memorie di archeologie
Che appaiono per mostrarsi alle stelle.

Laboratorio dei linguaggi Torres

La poesia concorre al Premio Madre Natura con pubblicazione
Su Poeti e Poesia, direttore Elio Pecora

Capo d’Orlando, Messina, 18.1.2021

Corpo di pietra,
memoriale che resiste per essere visto,
contaminazioni di memorie
paralizzate in incubo di ultima sera.

Che festa d’amore fosse che non resta attesa
la faranno a pezzi
per goderne l’agonia,
sacrale squartamento di avvincenti miti.

Molteplicità di orbite
cave ad aspettare esuli di orizzonti
e palpebre di ombre ai sentieri,
con i loro incubi si accostano al sacrificio.

Ma c’è sempre un altrove di glicine di Plinio
a sbocciare sembianze di sogni vagabondi,
polline maturo al bacio delle ninfe
di ambigui intrecci di utopie.

Capo d’Orlando, Messina

Cartolina Torres 15.1.2021
Nella ph, centro storico Castello di Brolo, ME

Alla fiancata di tempo antico
si sono umanizzati colori di argille
e ferite di intonaci in attesa di visite.

Ma il passo sbarrato da sofferenza di croce
segnala che il tragico vivere
ha trovato altrove approdo definitivo.

La natura che rimane di serate di sospiri
è però luce che resiste in colore di camicia
e possibile transito a didascalie.

D vento, flauti-onde di Eolo
non smettono di fiatare leggende
e metafore dolenti di armonie.

Brolo, Messina
Centro storico del Castello, sul Tirreno.

Cartolina Torres, 11.1.2021
Testo e foto dell’Autore

La lettura di un’opera
offre a chi la contempla
la possibile traslazione di un morbo.

Può anche essere inaudita sorpresa,
spazio di architettura Romana,
continuum, idea e senso di contemplazione.

Tempo immaginario, sicchè la vista
è partecipazione creativa,
il non detto del sogno di Laura.

L’occhio soffre la sua ferita,
mondo di altra luce si affaccia e la luna
entra nel mitreo, a piedi nudi per lasciarsi accarezzare.

Capo D’Orlando, Villa Bagnoli, sul Tirreno, 09.01.2021

Ci provo, – sussurrò alla notte in agguato, il viandante , –
Turba il vero che si conosce e che confida al suo volto
Chiara fisionomia del sacro della vita
Ma già in un altrove, come di chi si smarrisce,
Quasi desiderio di abitare un altro mondo
Di rivelazione che tenta il recupero degli occhi
In altro visibile divenire

Testo di Giovanni Torres La Torre

Opera di Silvia Ripoll

Omaggio al Maestro Calogero Giallanza

Ostinazione di respiro di flauto,
ogni parola la propria varietà
di silenzi e suoni che si consumano
baciandola in combinazione di fiato.

Per altre volte sceglie di vagare
tra organico vocale con strette di osanna
e ritmica intensificazione
in cerca di note di palpebre.

Non è dato sapere di che natura siano
ma si offrono all’attesa della notte, spazi prematuri
che colmano in estasi
di pastorale che si incarna nella lontananza.

Si combina un qualche miracolo,
luminazione di Pan
abbandonata a destino di leggenda,
purezza della parola fiato di vento.

Dalle isole di cristallo
la magia di luce di mare
continua a navigare
ostinata nel volto come tango di esuli in costernazione.

Omaggio al Maestro
ascoltando i suoi suoni.

Capo d’Orlando – Naso, bosco di Amola , Dicembre 2020