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di Giovanni Torres La Torre
Ovunque tu giunga, oh Luna!,
il volto che mostri ti assomiglia
e nell’eterno che si ripete
di amorevole vita, mai perso
si rinviene nel giallore di tuo fiore
il respiro odoroso di prato e glicine,
la luce linda di specchi di mare,
di brezza di vento che accarezza
respiro di suono,
languore di volto nel fiato che si affanna
in fatica di polmoni di organo a canne.
Deve esser stato velo tra i capelli
prima che giungesse, furente
dalle Isole del Vento
e onda dopo onda, racconto fragoroso
di avventura di mare.
di Giovanni Torres La Torre
Andate, voi che lo potete,
a suonare un requiem
nei luoghi devastati
ove respirava
il bosco dei violini.
Non suoneranno più gli alberi
note di pianoforte
né di violoncelli
contrabbassi e mandolini.
Andate voi, nel bosco di Paneveggio,
orchestrali dell’anima del mondo,
a suonare un requiem,
senza altro clamore,
una sola preghiera al silenzio.
Capo d’Orlando, 2 Novembre 2018
di Giovanni Torres La Torre
I
Da qualche parte giunge quello che ora ricordo,
la sapienza della parola di qualcuno
mi sollecita una riflessione, suscita emozione,
nostalgia, forse rimpianto,
un tramestio di echi nella memoria,
ricordo di un suono di organo a canne
alla cui tastiera
il sacrestano improvvisava
solennità di cappella.
Tornano così, improvvisi, i molti luoghi, i libri
i suoni che ognuno di noi ha ascoltato
in quei paraggi ove la nostra età ha lasciato alberi e fiumi,
suoni significanti – il tocco dell’Ave Maria,
di festa o di addio –,
altri vocalizzi di fisionomie umane o animali,
languori del mascherone di pietra
della fontana sulla cui fronte si appoggiava la mano
per chinarsi alla sua bocca e dissetarsi.
di Giovanni Torres La Torre
Vi maledica il canto del gallo
quando aprirà l’alba
al sorgere del sole sulle montagne
devastate dal vostro fuoco.
Vi maledica nel sonno
e ovunque cerchiate riparo
il muggito degli armenti
arsi vivi dal vostro fuoco.
Vi maledicano la paglia nascosta dei nidi
e i canto che più non si ode
soffocati dalla vostra cenere
nell’arsura del vostro fuoco.